25 October 2022
Infrastrutture verdi: la natura come elemento d’ingegneria
La crisi climatica che stiamo attraversando in questi ultimi anni – caratterizzata da eventi atmosferici estremi che sconvolgono gli ecosistemi – ha reso sempre più evidente la necessità di integrare la natura nella progettazione urbana e infrastrutturale. La natura, quindi, non è un ostacolo all’attività dell’uomo, ma parte della soluzione.
Le infrastrutture verdi possono giocare un ruolo chiave nell’adattamento della vita dell’uomo al cambiamento climatico in corso, in quanto integrano la vegetazione e altri elementi naturali nel paesaggio urbano circostante al fine di creare ecosistemi sostenibili. Questo tipo di infrastrutture può essere di dimensione e portata diverse: dai barili di pioggia o ai piccoli tetti verdi fino a progetti su larga scala, come i giardini verticali e i giganteschi bacini di raccolta delle acque piovane.
Le infrastrutture verdi sono in grado di fornire molteplici vantaggi nella stessa area. Difatti possono avere sia funzioni ambientali (ad esempio, la conservazione della biodiversità o l’adattamento ai cambiamenti climatici), che sociali (drenaggio dell’acqua o di spazi verdi) ed economiche (offerta di posti di lavoro e aumento dei prezzi degli immobili). Rispetto alle soluzioni tradizionali, che in genere offrono un singolo beneficio, le infrastrutture verdi risultano più vantaggiose, in quanto potenzialmente possono permettere alle società di affrontare contemporaneamente diversi problemi.
Ne è un esempio il progetto di Philadelphia “citywide mosaic of green stormwater infrastructure”, attivato a partire dal 2011. Infatti, il piano del secolo scorso finalizzato a ricoprire i rifiuti industriali e i sistemi fluviali con ponti e strade aveva lasciato la città carente di luoghi naturali per assorbire l’acqua piovana, rendendone così difficoltosa la gestione anche negli anni successivi. Di conseguenza, miliardi di litri di acqua piovana non trattata uscivano dalla città, con gravi impatti ambientali legati all’erosione degli habitat naturali e al trasporto dei rifiuti industriali verso le reti idriche comunali. Al fine di risolvere questa problematica, nel 2011, la città ha stipulato un accordo di 25 anni con l’US Environmental Protection Agency per stanziare oltre 2,4 miliardi di dollari di fondi pubblici, che, insieme al sostegno di finanziatori privati, hanno supportato la città nella realizzazione di un sistema di infrastrutture verdi per la gestione delle acque piovane. La città ha così ristabilito oltre mille ettari verdi che hanno permesso di riqualificare il sistema idrologico locale, contribuendo contemporaneamente alla creazione di spazi verdi nella città.
Singapore è un altro case study di successo in questo ambito. A fronte di un importante rischio di siccità, tra gli anni Settanta e i primi anni Duemila, il governo ha lanciato campagne massicce per trasformare la città in un esempio di infrastruttura verde e gestione intelligente dell’acqua. Oggi Singapore è dotata di un Global HydroHub, che integra tre strategie chiave: raccogliere tutta l’acqua piovana, riutilizzarla a tempo indeterminato e trattare l’acqua di mare per il suo utilizzo. Dal 2008 sono inoltre obbligatori i “green buildings”: ne è un esempio il Singapore Institute of Technical Education’s College Central, dove si trova uno dei muri verdi più grandi del mondo, con una superficie di 5.300 metri quadrati.
Attualmente, però, l’impiego delle infrastrutture verdi non è ancora così diffuso. Ciò è dovuto al fatto che si riscontra una mancanza di analisi quantitativa e indicatori, di conseguenza i decisori politici faticano ad integrare le infrastrutture verdi nei propri programmi, nonostante i vantaggi in termini ambientali e di qualità della vita. È dunque necessario un cambio di paradigma, che coinvolga sia la società civile che i governi per promuovere l’integrazione dell’elemento naturale nei progetti infrastrutturali.